SCOPRI
L’APP
Lo suggerisce studio in laboratorio su ruolo neurotrasmettitore
Grandi e numerosi “sbuffi” di glutammato nel cervello potrebbero aiutare a spiegare l’insorgenza dell’emicrania con aura e, potenzialmente, essere coinvolti in un’ampia fascia di malattie neurologiche, tra cui ictus e lesioni cerebrali traumatiche. Lo dice uno studio internazionale pubblicato sulla prestigiosa rivista “Neuron” e condotto da un team di ricercatori guidato dalla prof.ssa Daniela Pietrobon del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e dal professor K.C. Brennan dell’Università dello Utah.Il glutammato è un neurotrasmettitore essenziale che viene rilasciato come segnale tra le cellule nervose. Ma troppo glutammato può ipereccitare e danneggiare le cellule, quindi il cervello ha elaborato dei modi per limitarne gli effetti. Lo studio “Non-canonical glutamate signaling in a genetic model of migraine with aura”, – informa l’Università di Padova – ha evidenziato che un aumento anomalo di glutammato nello spazio extracellulare – l’area tra le cellule cerebrali – può innescare onde di depolarizzazione simili a tsunami che si diffondono nel cervello causando emicrania e altri disturbi del sistema nervoso.Lo studio è stato condotto su topi di laboratorio, che costituiscono un modello animale di emicrania, in quanto portano una mutazione genica che nell’uomo causa una forma rara monogenica di emicrania (cioè una forma di emicrania causata da mutazioni in un dato gene, a differenza delle forme comuni di emicrania che hanno una genetica complessa, sono poligeniche e i geni coinvolti sono in gran parte sconosciuti).“Questi modelli animali genetici di emicrania – dice la prof.ssa Pietrobon – sono unici e preziosi in quanto permettono di studiare, a livello di cellule cerebrali e di circuiti neuronali, le alterazioni che causano una forma di emicrania, cosa che ovviamente non è possibile nell’uomo. Si tratta di buoni modelli in quanto abbiamo dimostrato in studi precedenti condotti nel nostro laboratorio all’Università di Padova (e finanziati da Telethon, come anche il nuovo studio pubblicato su Neuron) che questi topi mostrano una aumentata suscettibilità alla ‘cortical spreading depolarization (CSD)’, un’onda di depolarizzazione che insorge spontaneamente nel cervello degli emicranici e dà origine alla cosiddetta aura emicranica, caratterizzata da disturbi sensoriali di solito visivi (vere e proprie allucinazioni, l’esempio più comune e più semplice è il cosiddetto scotoma scintillante, un arco luminoso scintillante che si espande e si propaga nel campo visivo seguito da un’area offuscata alla vista). Abbiamo poi dimostrato che nel cervello di questi topi c’è una rallentata e poco efficace rimozione del glutammato durante l’attività cerebrale, e che questo difetto è responsabile dell’aumentata suscettibilità alla CSD”.Il neurologo K.C. Brennan dell’Università dello Utah, ha implementato nel suo laboratorio una nuova tecnica che permette di misurare otticamente (in modo non invasivo e indolore) il glutammato che viene rilasciato durante l’attività cerebrale di un topo sveglio e ha collaborato con la Prof.ssa Pietrobon per studiare le variazioni di glutammato durante l’attività cerebrale nei topi modello di emicrania in cui la rimozione del glutammato alle sinapsi eccitatorie è rallentata. Ha così scoperto (assieme al suo studente Pat Parker) che nella corteccia cerebrale dei topi mutati ci sono di tanto in tanto degli “sbuffi” (plumes) di glutammato, cioè aumenti localizzati di glutammato, che non sono presenti nei topi selvatici non mutati.Lo studio ha poi dimostrato che l’insorgenza della CSD è preceduta da una raffica di questi sbuffi di glutammato, oltre che da un aumento della concentrazione di glutammato nello spazio extracellulare. Inibendo gli sbuffi di glutammato (e l’aumento basale del glutammato) viene inibita anche l’insorgenza della CSD. Gli sbuffi di glutammato svolgono quindi un ruolo chiave nella generazione della CSD in questi modelli animali di emicrania. Potrebbero perciò svolgere un ruolo chiave nell’insorgenza dell’attacco di emicrania con aura nell’uomo.“Non abbiamo alcuna evidenza diretta che questi sbuffi di glutammato siano presenti nella corteccia cerebrale umana – puntualizza la prof.ssa Pietrobon -. Però ci sono dati nei pazienti emicranici che mostrano un elevato livello di glutammato nel liquido cerebrospinale rispetto ai controlli sani; un lavoro recente ha anche mostrato un elevato livello di glutammato nella corteccia visiva di pazienti emicranici usando la risonanza magnetica. Mettendo in evidenza il ruolo cruciale dello sbilanciamento tra rilascio e rimozione del glutammato alle sinapsi eccitatorie della corteccia cerebrale nel determinare l’insorgenza della CSD, il nostro lavoro suggerisce possibili target molecolari per terapie innovative. Bloccando il rilascio di glutammato inibendo localmente i canali del calcio dei terminali sinaptici neuronali noi abbiamo bloccato gli sbuffi e anche l’insorgenza della CSD nei topi modello di emicrania, ma non è pensabile un trattamento sistemico con tali bloccanti nell’uomo in quanto si andrebbe a bloccare la trasmissione sinaptica fisiologica del cervello. Sembra migliore la strategia di andare ad inibire specifici recettori del glutammato o andare ad aumentare la velocità e l’efficacia di rimozione del glutammato rilasciato”.
Fonte: askanews.it
Fare il pieno di vitamine B, D, E. Occhio a caffeina e cibi spazzatura
Le scuole sono aperte a periodi intermittenti tra didattica a distanza e periodi di fermo, è fondamentale che i ragazzi introducano nuove abitudini per adattarsi al mutato stile di vita. Ad iniziare da una dieta sana, che può portare grandi benefici al corpo e alla mente. Con i consigli del Biologo Nutrizionista Lorenzo Traversetti cge ha stilato un decalogo proteggere il proprio organismo e renderlo più reattivo, per studiare e rendere meglio.“Non bisogna pensare che solo da adulti occorra curarsi del proprio corpo – spiega – . I giovani devono interessarsi all’argomento e mettere in atto i consigli alimentari che vengono loro dati”. E visto che sempre più spesso si trovano “a studiare e a seguire le lezioni di fronte ad uno schermo, seduti su una sedia, per ore ed ore ogni singola giornata. E’ necessario che si segua una certa linea alimentare per avere il massimo risultato nei propri studi: ci sono numerosi alimenti che possono dare quella spinta in più per terminare la giornata di studio”.Ad esempio, consumare alimenti che portano la stabilità del nostro sistema immunitario può aiutare a contrastare o alleviare i sintomi associati al Covid-19. “Anche se va ricordato sempre che il Covid-19, non è il solo ‘male di stagione’ – aggiunge Traversetti – il nostro organismo è in guerra continua contro moltissimi patogeni e il nostro primo strumento di difesa, è proprio il sistema immunitario. Dunque, mangiare correttamente, al pari di avere uno stile di vita sano, sono requisiti essenziali per supportare le nostre difese immunitarie” conclude l’esperto.Ma entriamo nello specifico e vediamo cosa devono mangiare gli studenti: “Vitamina C, presente maggiormente nella frutta e nella verdura, è un antiossidante in grado di contrastare i radicali liberi; Vitamine del gruppo B, presenti nei cereali integrali, nella frutta secca, nei legumi, nel pesce e nelle uova, con delle ottime capacità di miglioramento della memoria; in particolare la vitamina B3 contribuisce all’attivazione delle sirtuine e migliora l’efficienza mentale; Vitamina E, presente in mandorle, noci, nocciole e avocado, in grado di rallentare l’invecchiamento del cervello; Polifenoli, come la Polidatina presente nell’Uva Nera e nei mirtilli, Pterostilbene presente nel Melograno in grado di stimolare le naturali difese immunitarie e controbilanciare le tempeste citochiniche ingenerate da infezioni batteriche e virulente. Bisogna favorire carboidrati integrali e i grassi del pesce, i cosiddetti grassi buoni della serie Omega 3; È necessaria l’assunzione della giusta quantità di acqua poiché poca idratazione porta a ripercussioni negative sullo studio. Spesso, quando si studia, ci si dimentica di bere e la disidratazione si ripercuote anche in minore funzionalità cerebrale. La colazione deve essere sostanziosa per evitare la sonnolenza durante il resto della giornata. Guai a saltarla; rischieremmo di iniziare la giornata con un cervello in riserva di energia e ne risentirebbero la nostra concentrazione ed attenzione; Il magnesio allevia la stanchezza. Si può assumere sotto forma di alimenti come cacao amaro, formaggi stagionati, pollo e bresaola, ma è presente anche sotto forma di integratori; La caffeina è fondamentale per essere attivi durante la giornata, in alternativa anche il ginseng o il tè ma è importante non abusare di nessuna di queste sostanze. La stanchezza legata ad ore trascorse davanti al pc, può portare a cercare gratificazione nei cosiddetti ‘cibi spazzatura’. Si tratta di cibi dall’alto potere calorico ma dal bassissimo valore nutrizionale. In questo periodo della giornata, non è necessario mangiare di meno ma scegliere i giusti alimenti. Frutta fresca, frutta secca, yogurt magro, affettato magro (meglio ancora se abbinato a del pane integrale tostato), sono tutti ottimi alimenti per consumare uno spuntino sano ma anche utile a ‘ricaricare le batterie’ tra una lezione e l’altra”.“Ricordate sempre che il cervello funziona meglio se gli facciamo arrivare più ossigeno – conclude l’esperto -. Dunque, approfittiamo dell’intervallo tra una lezione e l’altra, per fare un giro per casa oppure dei piccoli esercizi di stretching. In questo modo, contribuiremo anche a rompere la sedentarietà, altro enorme nemico di questo periodo”.
Fonte: askanews.it
Commissione si deve esprimere su sei raccomandazioni.
I 53 stati membri della Commissione delle Nazioni Unite sugli Stupefacenti (CND) si sono riuniti per votare una serie di misure proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sulla riforma internazionale della cannabis. In Italia ancora molti pazienti faticano a ricevere la terapia a base di cannabis medica.
La Commissione si esprimerà su sei raccomandazioni, che ambiscono a modificare i trattati internazionali del 1961 sugli stupefacenti e del 1971 sulle sostanze psicotrope. Tra i Sei punti trattati è già stato discusso e approvato quello più importate: la declassificazione della sostanza dalla tabella VI (la più restrittiva, tabella nella quale si trovano sostanze come eroina e cocaina) poiché, come indicato dall’OMS, è riconosciuto il valore terapeutico di questa sostanza. L’Unione Europea ha votato compatta.
Da 13 anni, nel nostro Paese è consentito il ricorso alla Cannabis Terapeutica se in possesso di regolare prescrizione medica, ma molto spesso il fabbisogno è superiore alla produzione e all’importazione del farmaco. Un fenomeno che, legato alla poca informazione in merito, rende farraginoso e complesso l’approvvigionamento della terapia da parte dei pazienti che molto spesso sono costretti a misure come l’autoproduzione. Secondo il report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell’International Narcotics Control Board, l’Italia ha un fabbisogno di 1.950 kg all’anno di cannabis medica. A fronte di tale domanda, sulla base di quanto pubblicato sul sito del Ministero della Salute, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM), nel 2019, ha distribuito alla Farmacie cannabis per soli 157 kg. Lo stato italiano, per rispondere alla domanda interna, ha dovuto acquistare 252 kg di prodotti importati dall’Olanda.
Tra i tanti, il caso di Walter De Benedetto – paziente affetto da una malattia neurodegenerativa invalidante che assume cannabis medica per contrastare questa patologia – è basato agli occhi della cronaca dopo che il paziente, indagato per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso dato che non riusciva a procurarsi il medicinale nonostante la regolare prescrizione, grazie all’appoggio della campagna Meglio Legale, si è appellato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere che sia rispettato il diritto alla cura.
Fonte: askanews.it
La Fondazione: ad oggi ritardo diagnostico di 8-9 anni.
Dalla saliva la diagnosi precoce di endometriosi. Un test in sviluppo potrebbe svelare la malattia nel suo stadio iniziale, permettendo di accorciare le sofferenze e restituire alle donne una migliore qualità della vita prima che la patologia si aggravi. Se, infatti, ad oggi in presenza di sintomi sospetti, il protocollo prevede molteplici esami, al termine dei quali non è detto che si arrivi ad una diagnosi certa, il nuovo strumento potrebbe rilevare l’endometriosi attraverso il prelievo di un semplice campione di saliva, in modo veloce e non invasivo.
“Il test diagnostico su saliva, oggetto di brevetto italiano ed europeo della Fondazione Italiana Endometriosi, rappresenta una novità assoluta – spiega il presidente della Fondazione Italiana Endometriosi, Prof. Pietro Giulio Signorile, scienziato ed inventore del test – . Ad oggi sulla diagnosi di endometriosi a livello globale grava un ritardo medio di 8-9 anni: i sintomi spesso vengono confusi e sottovalutati, la paziente viene sottoposta a visite ginecologiche, risonanze magnetiche, ecografia, esami del sangue per la ricerca di marcatori che hanno, purtroppo, una scarsa attendibilità, e la malattia se e quando viene scoperta è spesso in fase conclamata. Il nuovo test, invece, sarà in grado di intercettarla in una fase iniziale e assicurare alle donne trattamenti precoci con risultati migliori. Da un’alimentazione ad hoc all’assunzione di integratori in grado di abbattere i sintomi”.
Sul test diagnostico emergono i primi dati positivi dello studio di fattibilità affidato all’azienda italiana Diatheva srl. “La ricerca sulla diagnosi precoce sta facendo passi avanti – prosegue Signorile – lo studio ha confermato quanto già emerso negli studi scientifici iniziali e nello studio brevettuale, comprovando la possibilità di poter industrializzare il test. Nei campioni di saliva di donne affette da endometriosi si rilevano valori alterati della proteina Za2G (Zinc-Alpha 2 Glycoprotein), il marker più specifico per la patologia, e del Complemento C3 e dell’Albumina (HSA). I dati preliminari confermano la possibilità di poter industrializzare almeno i primi due marcatori. Questi risultati ci incoraggiano a proseguire nella ricerca e sviluppo per far sì che il test possa diventare accessibile a tutte le donne affette da endometriosi o che ne abbiano anche solo il sospetto. La facilità di esecuzione del test non invasivo potrebbe costituire una vera svolta nel percorso diagnostico per questa grave malattia. Entro fine anno 2020 avremo un ulteriore step di avanzamento, ed inizieremo, se tutto procederà secondo programma, i test preclinici”.
Fonte: askanews.it
UnionFood: 60% non fa attività fisica ma spuntino uguale per tutti.
A ogni sport la sua merenda, perchè uno stile di vita sano passa da un’alimentazione equilibrata e da un’attività fisica costante. Meglio se si inizia da bambini. Con questo spirito Unione Italiana Food, l’associazione delle principali aziende produttrici di merendine confezionate e la Società italiana di scienze dell’alimentazione hanno presentato una ricerca Doxa – Junior che fotografa le abitudini in fatto di merenda e sport nei bambini e fornito suggerimenti rivolti soprattutto ai genitori per uno stile di vita sano delle nuove generazioni.
Se è vero che in epoca Covid, le attività sportive sono per la maggior parte sospese, questa non deve essere una giustificazione per una vita sedentaria dei più giovani, che nel nostro Paese, mostrano una certa propensione a questo stile di vita. Dalla ricerca Doxa – Junior “Sport e merenda” realizzata attraverso 1.265 interviste a genitori e bambini con il metodo Capi, emerge, infatti, che solo sei giovani (under 13) su 10 praticano regolarmente un’attività fisica. A guidare la classifica dei ragazzi più sportivi è il Centro Italia con il 77% che lo pratica davanti al Nord Italia (60%). Più indietro il Sud dove solo un bambino su due (50%) fa sport regolarmente. Questo, però, fa il paio col fatto che praticamente tutti i bambini che fanno sport (il 99%) fanno merenda, rispettando le indicazioni dei nutrizionisti sui cinque pasti giornalieri, inclusi spuntino a metà mattina e metà pomeriggio.
In termini di gusti, i bambini e ragazzi (5-13 anni) che praticano attività fisica alternano un po’ più spesso (rispetto ai quelli che non fanno sport) la merenda salata con quella dolce. E tra gli alimenti dolci preferiscono la merendina confezionata (26%), il classico pane e marmellata o con crema di nocciole (23%), la frutta fresca o la macedonia (17%) e i biscotti non ripieni (15%), mentre tra quelli salati pane con affettati o formaggi (15%), pizzetta (14%), crackers, schiacciatina o grissini (12%) e focaccia (10%).
Osservando questi due aspetti, merenda e sport, emerge però che non ci sono particolari differenze tra la merenda dei ragazzi che fanno attività fisica da chi non la fa. Segno che non c’è una particolare attenzione all’equilibrio tra alimentazione, in questo caso a merenda, e attività fisica. Proprio per fornire indicazioni concrete, Silvia Migliaccio, segretario nazionale della Sisa e Silvana Nascimben, dottoressa in dietistica, hanno ideato un calendario settimanale di 84 abbinamenti di merende dolci e salate per bambini e ragazzi, ideato su misura dello sport praticato e dell’età: dalla frutta al dolce fatto in casa, dai panini ai biscotti fino alle merendine. Il calendario è disponibile sul sito www.merendineitaliane.it, dove tramite un semplice quiz è possibile scoprire per i genitori e i ragazzi stessi qual è la merenda ideale in base al tipo di attività fisica svolto.
“L’obiettivo – ha detto la dottoressa Migliaccio – è quello di incoraggiare le nuove generazioni a uno stile di vita corretto: oggi partiamo dalla merenda per arrivare a correggere uno stile di vita scorretto. Per questo abbiamo sviluppato uno strumento che fornisce dei suggerimenti ai genitori”. E qui l’invito rivolto proprio ai genitori è che “la merenda deve essere proporzionata, ma anche rispondere ai gusti del bambino. E allora se dargli un frutto è più corretto occorre ricordarsi che il bambino va anche gratificato con un dolce”.
Fonte: askanews.it
I dati dell'Iss in vista della Giormnata Mondiale del 1 dicembre.
Diminuiscono progressivamente in Italia dal 2012 le nuove diagnosi di infezione da HIV, soprattutto nell’ultimo biennio, con un’incidenza che è lievemente inferiore a quella delle altre nazioni dell’Unione Europea. Ma il numero più frequente di nuove diagnosi si registra nella fascia d’età 25-29 anni, l’età mediana invece è 39 anni per le femmine e 40 anni per i maschi. Rispetto agli anni precedenti, inoltre, cambia la modalità di trasmissione: nel 2019 per la prima volta la quota di nuove diagnosi HIV riferibili a maschi che fanno sesso con maschi (MSM) ha raggiunto quella attribuibile a rapporti eterosessuali (42%), che invece è stata da sempre la modalità più frequente. Il 60% delle persone diagnosticate con infezione da HIV nel 2019 erano già in fase avanzata di malattia e ignoravano di essere HIV positive già da molto tempo.
Sono questi i dati più recenti raccolti ed elaborati dal Centro Operativo AIDS dell’ISS e diffusi in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS che ricorre il 1° dicembre. Secondo il rapporto del COA “nel 2019 sono state segnalate 2.531 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 4,2 nuovi casi per 100.000 residenti e dal 2016 si osserva una diminuzione del numero di nuove diagnosi HIV in stranieri, mentre dal 2017 aumenta la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV, nel 2019: 2/3 dei maschi eterosessuali e oltre la metà delle femmine con nuova diagnosi HIV sono stati diagnosticati in fase avanzata di malattia”.
“Un terzo delle persone con nuova diagnosi HIV nel 2019 – rileva l’Iss – scopre di essere HIV positivo a causa della presenza di sintomi o patologie correlate con HIV. Il numero di decessi in persone con AIDS negli ultimi anni è rimasto stabile intorno a 500 casi per anno, mentre nel 2019 diminuisce la proporzione di persone con nuova diagnosi di AIDS che scopre di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS. Nel 2019, le incidenze più alte sono state registrate in Lombardia e Lazio. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2019 erano maschi nell’80% dei casi. L’età mediana era di 40 anni per i maschi e di 39 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (10,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e di 30-39 (9,8 nuovi casi ogni 100.000 residenti); in queste fasce di età l’incidenza nei maschi era 4 volte superiore a quelle delle femmine. Nel 2019, la maggior parte delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti da preservativo, che costituivano l’84,5% di tutte le segnalazioni”.
Nel 2019, sono stati diagnosticati 571 nuovi casi di AIDS segnalati entro maggio 2020. Dal 1982, anno della prima diagnosi di AIDS in Italia, al 31 dicembre 2019 sono stati notificati al COA 71.204 casi di AIDS. Nell’ultimo biennio 2018-2019 le Regioni che hanno presentato il maggior numero di diagnosi sono nell’ordine: Lombardia, Lazio, Toscana. L’età mediana alla diagnosi dei casi adulti di AIDS mostra un aumento nel tempo, sia tra i maschi che tra le femmine. Infatti, se nel 2001 la mediana era di 39 anni per i maschi e di 36 per le femmine, nel 2019 le mediane sono salite rispettivamente a 47 e 45 anni. I dati relativi alla distribuzione delle patologie indicative di AIDS ci dicono che negli ultimi anni sono diminuite le diagnosi di candidosi e di polmonite ricorrente. E’ aumentata, invece, la quota di diagnosi di sarcoma di Kaposi, di Wasting syndrome e tubercolosi polmonare.
Martedì 1 dicembre 2020, in occasione della Giornata Mondiale di Lotta contro l’AIDS, il Servizio di counselling Telefono Verde AIDS e Infezioni Sessualmente Trasmesse – 800861061 dell’Istituto Superiore di Sanità sarà attivo dalle 10.00 alle 18.00. Contemporaneamente, gli esperti risponderanno anche sul web al contatto Skype uniticontrolaids e all’indirizzo e-mail dedicato esclusivamente alle persone sorde.
Fonte: askanews.it
SISSA: da team italiano tecnica per rilevare proteina TDP-43
Un test per diagnosticare due gravissime malattie come la SLA e la demenza frontotemporale quando le patologie non sono ancora apparse, fornendo così a medici e pazienti strumenti informativi essenziali per affrontarle precocemente e sviluppare nuove terapie. È un primo promettente passo in questa direzione quello compiuto da un’equipe di ricerca della SISSA in collaborazione con diverse realtà cliniche e di ricerca italiane.Protagonista dello studio, pubblicato sulla rivista “Brain Communications”, è la proteina TDP-43 che si accumula nelle cellule del cervello nel 97% dei casi di SLA e nel 45% circa di quelli con demenza frontotemporale. Questa proteina – spiega Sissa – è quindi un possibile biomarker delle patologie. Nel loro lavoro, gli scienziati hanno sviluppato una tecnica capace di rilevare la TDP-43 anche quando si trova presente nell’organismo in piccolissime quantità e nelle fasi più precoci di malattia, potenzialmente in individui ancora asintomatici. Dal momento che non esistono oggi trattamenti che possano interferire con il decorso delle due malattie, spiegano i ricercatori, un’identificazione molto precoce fatta grazie alla presenza di questa proteina potrebbe essere di grande aiuto per la messa a punto di farmaci utili ad arrestarne la progressione e capirne le dinamiche.“Molte malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer o il Parkinson, e le malattie causate da prioni, si caratterizzano per l’accumulo incontrollato di specifiche proteine nelle cellule nervose” spiegano Carlo Scialò e Giuseppe Legname della SISSA, rispettivamente primo e ultimo autore della pubblicazione. “Un test chiamato RT-QuIC (Real Time Quaking Induced Conversion reaction) era già stato sviluppato per identificare precocemente le proteine coinvolte in diverse di queste malattie. Noi abbiamo pensato di utilizzarlo per la prima volta per due altre patologie, SLA e demenza frontotemporale, dove la proteina che si accumula è la stessa: TDP-43”.Identificarla nelle fasi precoci di malattia significa però che le forme patologiche di questa proteina sono eventualmente presenti in piccolissime quantità. Come fare a rilevarle? “Il senso di questa tecnologia è proprio questo: si catturano minime quantità della proteina patologica, o frammenti della stessa, e si fanno moltiplicare in moltissime copie identiche, fino ad ottenerne una quantità sufficiente a essere rilevata dalle strumentazioni. La presenza di queste forme patologiche della proteina rappresenta un indicatore del suo accumulo nel sistema nervoso centrale”.La ricerca ha messo insieme oltre alla SISSA, il San Martino di Genova, l’Università di Torino, il Carlo Besta di Milano, l’Istituto Auxologico Italiano, l’Università di Milano, l’Università di Brescia e l’Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia e tre altre realtà triestine: l’Università di Trieste, Elettra Sincrotrone e l’ICGEB. “Con tutti questi istituti abbiamo collaborato a diversi livelli” spiegano Scialò e Legname. “Molti di essi sono stati fondamentali per il reclutamento dei pazienti che sono stati coinvolti nella ricerca”. A tutti è stato prelevato un campione di liquido cerebrospinale, la sostanza che circonda il sistema nervoso centrale e in cui, hanno dedotto i ricercatori, è verosimile pensare di ritrovare la proteina TDP-43, anche se in piccole quantità. Su questi campioni è stato poi eseguito il test per individuare la proteina. “I pazienti coinvolti erano tutti portatori di una particolare mutazione genetica che sappiamo portare all’accumulo della proteina TDP-43 nel cervello. Con il nostro sistema, siamo riusciti a individuarla nel 94% di loro, che è un ottimo risultato”.“In questa fase – concludono i ricercatori – abbiamo messo a punto il test e verificato che funziona bene nell’individuare TDP-43. Ora saranno necessari ulteriori step per mettere a punto la metodica e il protocollo, per esempio ampliando il numero di pazienti su cui effettuare l’analisi. In questo primo test ne sono stati coinvolti ‘solo’ 36, ma siamo ancora in una fase iniziale. Bisognerà inoltre capire in quanti casi l’individuazione della proteina in fase precoce porti effettivamente allo sviluppo della malattia. Saranno quindi necessarie ulteriori indagini prima che questo test possa essere utilizzato in modo sicuro ed affidabile a fini diagnostici sperimentali, ad esempio per l’arruolamento di soggetti in trials clinici”. Ma i primi risultati ottenuti, assicurano, sono davvero incoraggianti.
Fonte: askanews.it
In vista del Natale, tool fruibile da smartphone, tablet e pc
Si chiama “Zuccherometro” e serve a calcolare quanto zucchero viene consumato in una singola giornata. Facile da usare, sarà utile per genitori e pediatri per controllare il consumo di zuccheri di bambini e adolescenti, specie nel periodo delle feste natalizie in cui aumenta il consumo di dolciumi. E’ un tool fruibile da smartphone, tablet o PC realizzato dagli esperti di Educazione Nutrizionale Grana Padano.Con un semplice click sugli alimenti che si consumano quotidianamente e dopo aver indicato la quantità, il tool somma gli zuccheri semplici consumati in una giornata da maschi e femmine da 2 a 17 anni, misurando sia lo zucchero naturalmente presente nell’alimento, sia quello aggiunto durante le lavorazioni dei prodotti da forno, gelati, creme, e altro, come saccarosio e fruttosio. Dopo aver esposto la somma dei cucchiaini di zucchero consumati in una giornata, il programma la confronta con la quantità di zucchero che invece si dovrebbe assumere secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento per la Popolazione Italiana) e propone alimenti alternativi più salutari e con meno zucchero.“Oltre all’eccessivo consumo di zucchero, negli ultimi anni è aumentata l’assunzione di fruttosio aggiunto a bevande e cibi – ha sottolineato il Prof. Claudio Maffeis, ordinario di Pediatria dell’Università di Verona, e Presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica – Questo contribuisce alla comparsa di fegato grasso e all’aumento dei livelli circolanti di lipidi ed è stato indicato come uno dei fattori che promuovono l’eccesso di peso e la sindrome metabolica”.Occorre quindi fare attenzione al saccarosio (zucchero comunemente inteso nonché disaccaride, cioè glucosio + fruttosio) che viene solitamente aggiunto a bevande e cibi, e al fruttosio utilizzato per dolcificare alcune bevande e ai succhi di frutta o cibi confezionati. Il consumo di zuccheri (presenti negli alimenti e aggiunti) secondo i LARN andrebbe limitato a quantità inferiori al 15% dell’energia introdotta giornalmente, quindi un bambino maschio di 8 anni dovrebbe mediamente consumare non più di 7-8 cucchiaini di zucchero in un giorno, compreso quello naturalmente contenuto nell’alimento. Un apporto di zuccheri maggiore del 25% dell’energia giornaliera totale va evitato, specie in Italia dove si registra un numero significativo di ragazzi sovrappeso e obesi.
Fonte: askanews.it
Ricerca atenei Catania e Parma e Istituto Tumori Regina Elena di Roma
Può la luce, quando combinata con opportune nanotecnologie, aiutare gli oncologi a diagnosticare i tumori e assegnare trattamenti mirati ai pazienti? Può tutto questo essere messo in atto utilizzando solo il sangue dei pazienti ed in volume tale da poter applicare la procedura diagnostica molto frequentemente ed anche su pazienti particolarmente fragili? Un recente articolo dal titolo “Direct plasmonic detection of circulating RAS mutated DNA in colorectal cancer patients” pubblicato dalla rivista Biosensors and Bioelectronics della Elsevier, la più autorevole rivista scientifica internazionale nel settore della chimica analitica e tra le più autorevoli nel settore delle biotecnologie (Impact Factor: 10,257), apre nuove ed inattese prospettive. L’articolo nasce dalla collaborazione tra il gruppo di ricerca coordinato dal professore Giuseppe Spoto del Dipartimento di Chimica dell’Università di Catania, quello coordinato dal dottore Patrizio Giacomini dell’unità di Oncogenomica ed Epigenetica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, ed il gruppo del professore Roberto Corradini del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma. La collaborazione si è sviluppata nell’ambito del progetto europeo ULTRAPLACAD finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma quadro Horizon 2020.La possibilità di effettuare una diagnosi oncologica utilizzando solo il sangue prelevato dal paziente e non più i frammenti di tessuti prelevati dalla massa tumorale spesso a costo di invasive procedure chirurgiche, ha rappresentato uno dei più significativi avanzamenti dell’oncologia degli ultimi 15 anni. La nuova procedura prende il nome di biopsia liquida. Il sangue trasporta tracce molecolari del tumore che vanno identificate, sia per poter scoprire il tumore, sia per assegnare al paziente il trattamento farmacologico più efficace. Inoltre, il tumore si modifica nel corso del tempo, e per questo motivo è utile seguirlo longitudinalmente, nel corso di tutto il decorso di malattia, così da poter assegnare (tramite il sangue, appunto) al paziente il miglior trattamento farmacologico possibile in quel preciso momento. Il paziente oncologico necessita quindi di un frequente monitoraggio, che solo con la biopsia liquida può veramente attuarsi, perché solo col sangue si può avere un aggiornamento continuo delle caratteristiche molecolari del tumore.Il nuovo metodo identifica sequenze di DNA (il materiale genetico) associate alle cellule tumorali presenti in bassissime concentrazioni nel plasma ottenuto dal sangue del paziente. Per farlo, trae vantaggio da un metodo di rivelazione definito surface plasmon resonance imaging che viene combinato con l’uso di nanoparticelle metalliche funzionalizzate e di PNA, speciali ‘analoghi’ del DNA (molecole simili al DNA sintetizzate in laboratorio). Un prototipo industriale di questa apparecchiatura, frutto del lavoro di tutto il gruppo europeo ULTRAPLACAD, è installato presso l’IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Roma ‘Regina Elena’.
Fonte: askanews.it
Farmacia Caprera, Via Caprera 96 - 16146 Genova (GE) - Tel. 010.397915 - Email: info@farmaciacaprera.it
P.iva 02777140100 - Privacy Policy
Webdesign Fulcri Srl
Gentile cliente, FARMACIA CAPRERA (Titolare del trattamento dei dati), con la presente intende fornirle tutte le informazioni in ordine all'utilizzo che faremo dei Suoi dati personali.
Finalità del trattamento: Il titolare raccoglie dati di contatto (es. e-mail, telefono) per inviarle materiale informativo su iniziative e promozioni del titolare. La base giuridica del trattamento è il suo consenso (art. 6 punto 1 lettera A. Regolamento UE 2016/679). Il trattamento sarà svolto in forma manuale e informatica utilizzando schede su supporto cartaceo e/o successiva creazione di banca dati informatica.
Comunicazione e diffusione: Dette operazioni avverranno a cura di personale del titolare incaricato ed istruito per raccolta indirizzi e di società esterna per invio newsletter ed elaborazioni statistiche anonime. Verranno utilizzati strumenti informatici di società esterne per l'invio delle comunicazioni. La conservazione e la gestione saranno realizzate con la massima attenzione alla riservatezza. I dati non saranno diffusi.
Tempo di conservazione: i dati saranno conservati per un periodo di tempo non superiore a quello necessario agli scopi per i quali essi sono stati raccolti o successivamente trattati conformemente a quanto previsto dagli obblighi di legge.
Natura del conferimento: il conferimento dei dati è facoltativo ma indispensabile per accedere al servizio. Le ricordiamo infine che Le sono riconosciuti i diritti di cui all'art. 13 comma 2 del GDPR in particolare, l'accesso ai dati personali e la loro rettifica; per motivi legittimi ha diritto di ottenere la cancellazione degli stessi o la limitazione del trattamento che lo riguardano o di opporsi al loro trattamento; revocare il consenso in qualsiasi momento senza pregiudicare la liceità del trattamento basata sul consenso prestato prima della revoca; proporre reclami all'autorità competente.
Informativa ex art. 13 ai sensi del Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali (per brevità GDPR 2016/679)
1. Titolare e responsabili del trattamento - art. 13 co. 1 lett. [a] [b] GDPR 2016/679
Titolare del trattamento è FARMACIA CAPRERA al quale ci si potrà rivolgere per esercitare i diritti riconosciuti dal GDPR e per conoscere l'elenco aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento dei dati.
2. Tipi di dati trattati, finalità e base giuridica del trattamento - art. 13 co. 1 lett. [c] [d] GDPR 2016/679
Dati di navigazioneIl sito raccoglie alcuni dati personali la cui trasmissione è implicita nell'uso dei protocolli di comunicazione di Internet. Si tratta di informazioni che non sono raccolte per essere associate a interessati identificati, ma che per loro stessa natura potrebbero, attraverso elaborazioni ed associazioni con dati detenuti da terzi, permettere di identificare l’utente. In questa categoria di dati rientrano gli indirizzi IP o i nomi a dominio dei computer utilizzati dall’utente che si connette al sito, gli indirizzi in notazione URI (Uniform Resource Identifier) delle risorse richieste, l'orario della richiesta, il metodo utilizzato nel sottoporre la richiesta al server, la dimensione del file ottenuto in risposta, il codice numerico indicante lo stato della risposta data dal server (buon fine, errore, ecc.) ed altri parametri relativi al sistema operativo e all'ambiente informatico dell'utente. Questi dati vengono utilizzati al solo fine di ricavare informazioni statistiche anonime sull'uso del sito e per controllarne il corretto funzionamento. I dati potrebbero essere utilizzati per l'accertamento di responsabilità in caso di ipotetici reati informatici ai danni del sito.
3. Comunicazione e diffusione dei dati - art. 13 co. 1 lett. [e] [f] GDPR 2016/679
Il titolare può trasferire i dati personali dell’utente a soggetti terzi qualificati come data processors o responsabili del trattamento dei dati per svolgere operazioni tecniche o commerciali necessarie ad eseguire le prestazioni collegate alla migliore gestione del sito (ad esempio corrieri e operatori postali; agenzie di pubblicità, commerciali e di social media; fornitori di servizi informatici; fornitori di servizi di pagamento; fornitori di servizi di assistenza clienti). In tali casi la comunicazione dei dati è indispensabile per soddisfare gli impegni contrattuali e per migliorare le prestazioni del sito. Il titolare si impegna tramite accordi per il trattamento dei dati affinché i responsabili gestiscano i dati in modo adeguato e sicuro. L’utente può richiedere l’elenco dei responsabili usando l’e-mail del titolare del trattamento. Inoltre, il titolare può essere tenuto a condividere i dati personali dell’utente quando richiesto dalla legge o da un ordine della pubblica autorità o per tutelare un proprio diritto o un diritto di terze parti. Il titolare non trasferisce i dati fuori dall’Unione Europea.
Siti di terze partiQuesta informativa non riguarda altri siti o piattaforme a cui il sito possa collegarsi (es. banner, messaggi pubblicitari e altri collegamenti a siti o piattaforme di terze parti) a cui si invita a fare riferimento leggendo le relative privacy policy.
4. Periodo di conservazione - art. 13 co. 2 lett. [a] GDPR 2016/679
Il titolare memorizza dati personali per il tempo necessario a fornire all’utente i servizi richiesti o ad adempiere ad obblighi legali o fiscali o per il periodo minimo previsto dalla legge. Al fine di determinare il periodo appropriato di conservazione dei dati personali memorizzati dal sito su consenso dell’utente, il titolare prende in considerazione anche i seguenti criteri: le specifiche finalità esplicitate nell’informativa per le quali il sito archivia le informazioni personali; il tipo di rapporto in corso con l’utente (con quale frequenza l’utente accede al proprio account; se l’utente fa richieste tramite form di contatto; se l’utente continua a ricevere newsletter o comunicazioni commerciali; quanto regolarmente naviga sul sito, ecc.); qualsiasi richiesta specifica dell’utente di cancellazione dei propri dati o di revoca del consenso; l’interesse legittimo commerciale del titolare del trattamento. Il sito cancellerà o renderà anonimi prontamente i dati personali la cui memorizzazione non è più necessaria in base alla legge.
5. Diritti dell'interessato - art. 13 co. 2 lett. [b] [c] [d] GDPR 2016/679
L’utente ha il diritto di ricevere conferma riguardo all’eventuale esistenza di suoi dati personali trattati dal titolare del trattamento.
In tal caso, ai sensi del Regolamento, l’utente ha il diritto di:
Per ogni informazione, si invita l’utente a consultare il sito Internet dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali – www.garanteprivacy.it – dove troverà una sezione dedicata a tali diritti.
6. Natura del conferimento dei dati personali e conseguenze di un eventuale rifiuto di rispondere - art. 13 co. 2 lett. [e] [f] GDPR 2016/679
A parte quanto specificato per i dati di navigazione, l'utente può liberamente conferire i propri dati per il tramite di form di contatto o per ricevere comunicazioni promozionali o per acquistare beni o servizi ed il loro mancato conferimento può comportare l'impossibilità di ottenere quanto richiesto. All’interno dei vari form è sempre specificato quali dati sono obbligatori per poter dare riscontro a quanto richiesto dall’utente.
7. MODIFICHE DELL’INFORMATIVA
Eventuali modifiche alla presente informativa verranno pubblicate sul sito. L’utente è invitato a verificare eventuali aggiornamenti o modifiche.
Gentile cliente, FARMACIA CAPRERA (Titolare del trattamento dei dati), con la presente intende fornirle tutte le informazioni in ordine all'utilizzo che faremo dei Suoi dati personali.
Finalità del trattamento: Il titolare raccoglie dati di contatto (es. e-mail, telefono, nome e cognome) per poterle erogare la riposta ai quesiti posti e/o fornire la prestazione richiesta. La base giuridica del trattamento è il suo consenso (art. 6 punto 1 lettera A. Regolamento UE 2016/679). Il trattamento sarà svolto in forma manuale e informatica utilizzando anche schede su supporto cartaceo e/o successiva creazione di banca dati informatica.
Comunicazione e diffusione: Dette operazioni avverranno a cura di personale del titolare incaricato ed istruito e potranno essere utilizzati strumenti informatici di società esterne per l'invio delle comunicazioni. La conservazione e la gestione saranno realizzate con la massima attenzione alla riservatezza. I dati non saranno diffusi.
Tempo di conservazione: i dati saranno conservati per un periodo di tempo non superiore a quello necessario agli scopi per i quali essi sono stati raccolti o successivamente trattati conformemente a quanto previsto dagli obblighi di legge.
Natura del conferimento: il conferimento dei dati è facoltativo ma indispensabile per accedere al servizio. Le ricordiamo infine che Le sono riconosciuti i diritti di cui all'art. 13 comma 2 del GDPR in particolare, l'accesso ai dati personali e la loro rettifica; per motivi legittimi ha diritto di ottenere la cancellazione degli stessi o la limitazione del trattamento che lo riguardano o di opporsi al loro trattamento; revocare il consenso in qualsiasi momento senza pregiudicare la liceità del trattamento basata sul consenso prestato prima della revoca; proporre reclami all'autorità competente.
Questo sito web utilizza cookie e tecnologie simili per garantire il corretto funzionamento delle procedure e migliorare l'esperienza di uso delle applicazionie servizi online. Il presente documento fornisce informazioni dettagliate sull'uso dei cookie e di tecnologie similari, su come sono utilizzati da questo sito e su come gestirli.
I cookie sono frammenti di testo che permettono al server web di memorizzare sul client tramite il browser informazioni da riutilizzare nel corso della medesima visita al sito (cookie di sessione) o in seguito, anche a distanza di giorni (cookie persistenti). I cookie vengono memorizzati, in base alle preferenze dell'utente, dal singolo browser sullo specifico dispositivo utilizzato (computer, tablet, smartphone).
Nel seguito di questo documento faremo riferimento ai cookie e a tutte le tecnologie similari utilizzando semplicemente il termine “cookie”.
In base alle caratteristiche e all'utilizzo i cookie si distinguono in diverse categorie:
Si tratta di cookie indispensabili per il corretto funzionamento del sito. La durata dei cookie è strettamente limitata alla sessione di navigazione (chiuso il browser vengono cancellati)
Sono cookie utilizzati per raccogliere e analizzare il traffico e l'utilizzo del sito in modo anonimo. Questi cookie, pur senza identificare l'utente, consentono, per esempio, di rilevare se il medesimo utente torna a collegarsi in momenti diversi. Permettono inoltre di monitorare il sistema e migliorarne le prestazioni e l'usabilità. La disattivazione di tali cookie può essere eseguita senza alcuna perdita di funzionalità.
Si tratta di cookie utilizzati per identificare (in modo anonimo e non) le preferenze dell'utente e migliorare la sua esperienza di navigazione.
Visitando un sito web si possono ricevere cookie sia dal sito visitato (“proprietari”), sia da siti gestiti da altre organizzazioni (“terze parti”). Un esempio notevole è rappresentato dalla presenza dei “social plugin” per Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn. Si tratta di parti della pagina visitata generate direttamente dai suddetti siti ed integrati nella pagina del sito ospitante. L'utilizzo più comune dei social plugin è finalizzato alla condivisione dei contenuti sui social network.
Alcuni cookie (cookie di sessione) restano attivi solo fino alla chiusura del browser o all'esecuzione del comando di logout. Altri cookie “sopravvivono” alla chiusura del browser e sono disponibili anche in successive visite dell'utente.
Questi cookie sono detti persistenti e la loro durata è fissata dal server al momento della loro creazione. In alcuni casi è fissata una scadenza, in altri casi la durata è illimitata.
Questo sito non fa uso di cookie persistenti, è possibile però che durante la navigazione su questo sito si possa interagire con siti gestiti da terze parti che possono creare o modificare cookie permanenti e di profilazione.
L'utente può decidere se accettare o meno i cookie utilizzando le impostazioni del proprio browser. Occorre tenere presente che la disabilitazione totale dei cookie può compromettere l'utilizzo delle funzionalità del sito.
Di seguito è possibile accedere alle guide per la gestione dei cookie sui diversi browser:
Chrome: https://support.google.com/chrome/answer/95647?hl=it
Firefox: https://support.mozilla.org/it/kb/Gestione%20dei%20cookie
Internet Explorer: http://windows.microsoft.com/it-it/windows7/how-to-manage-cookies-in-internet-explorer-9
Opera: http://help.opera.com/Windows/10.00/it/cookies.html
Safari: http://support.apple.com/kb/HT1677?viewlocale=it_IT
E' possibile inoltre avvalersi di strumenti online come http://www.youronlinechoices.com/ che permette di gestire le preferenze di tracciamento per la maggior parte degli strumenti pubblicitari abilitando o disabilitando eventuali cookie in modo selettivo
La presenza di alcuni plugin o servizi può comportare la trasmissione di cookie da e verso siti gestiti da terze parti. L'installazione di Cookie e di sistemi di tracciamento operata da terze parti non può essere tecnicamente controllata dal Titolare e la gestione delle informazioni raccolte da “terze parti” è disciplinata dalle relative informative.
Il titolare del trattamento dei dati è il soggetto indicato nel footer di sito